Come prima by Maria Venturi

Come prima by Maria Venturi

autore:Maria Venturi [Venturi, Maria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: BUR
pubblicato: 2012-05-14T22:00:00+00:00


Otto mesi prima. Una sera di aprile al termine di una giornata storta. Aveva avuto uno scontro con un fisioterapista incapace assunto per la sua parentela con un politico. Lo scontro era proseguito con Zanetti: “In che mondo vivi, Jacopo? Non possiamo fare i duri e puri!”.

Alle sei del pomeriggio, mentre attraversava la palestra per raggiungere il bar, si era sentito chiamare per nome.

Era Nadia Ferri, la migliore amica di sua madre. “Non sapevo che tu lavorassi qui” gli aveva detto. Lo stupore della donna sembrava sincero. Fugato il sospetto che Nadia fosse stata indotta a iscriversi alla palestra per stabilire un contatto con lui, si era fermato a scambiare le solite parole di cortesia: come va? Ti trovo bene. Anch’io sto bene.

Nadia gli parlò dell’intervento all’anca a cui era stata sottoposta due mesi prima, nella clinica Nardi. E dopo avergli fatto un meticoloso resoconto di malanni e complicanze, gli disse senza preamboli: “Tuo padre è stato allontanato dalla clinica. Carabinieri e Finanza stanno indagando sui guai che ha combinato e la Nardi rischia la chiusura. Dovresti telefonare a...”.

“Sono cose che non mi riguardano. E voglio starne fuori.”

“Tua madre e tua nonna rischiano di...”

“Non abbiamo più rapporti da sei anni.”

Jacopo era tornato a casa alle nove di sera, stremato e coi nervi tesi come una corda. La statua della maternità desolata aveva sollevato un braccio indicandogli il tavolo apparecchiato. “Scaldo il passato di verdure, intanto puoi bere un...”

“Lascia stare. Mi sono fermato a mangiare una pizza.”

“Va bene.”

“Che cosa va bene?”

“Niente.”

“E lo dici così?” La voce di Jacopo si alzò di un tono.

“Non è una novità. Lo sappiamo da sei anni.”

“Hai voglia di litigare?”

“No.” Teresa si rivolse a Pietro: “Sei ancora qui? Va’ a lavarti i denti e a mettere il pigiama”.

“Subito, mamma.”

Jacopo seguì il figlio che si allontanava e poi spostò lo sguardo su Teresa. “Quando la smetterai di tormentare quel povero bambino?” tuonò con ira.

“Non ho voglia di litigare.”

“E allora parliamone con calma.”

“Che cosa c’è da dire?”

“Niente va bene.”

“L’ho detto prima io, Jacopo.”

“È una battuta? Una provocazione?”

“È la realtà.”

Quel tono inaspettatamente triste e sommesso ebbe su Jacopo l’effetto di un colpo basso.

“Sono stanco di sentirmi infelice e colpevole, stanco di chiedermi perché riusciamo a parlare solamente per ferirci” gridò.

Non diede a Teresa il tempo di aprire bocca. “La nascita di Lucia avrebbe dovuto unirci ancora di più, invece mi hai tagliato fuori come se questa figlia fosse una croce che tocca a te portare sulle spalle. E guai se oso ricordarti che sono il padre: vuoi l’alone del martirio? Vuoi essere la protagonista assoluta nel ruolo della madre dolente?”

“Sai ferire profondamente, Jacopo.”

“Mai quanto te. Mi hai distrutto!”

Teresa scolorì e lui ebbe l’impressione che barcollasse. Avrebbe voluto dirle che non era vero niente, che l’amava, che solamente il vivere senza di lei l’avrebbe distrutto.

Che cosa lo trattenne? Forse la paura di essere respinto ancora una volta. Oppure un sospetto che emergeva dall’inconscio e in pochi istanti prendeva corpo: sei davvero infelice, non esiste più niente da salvare, tua moglie ti ha rovinato la vita.



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